
La versione bianca della Romagna
In Emilia Romagna la viticoltura è iniziata con i Liguri, Etruschi e Celti ma è fiorita solo nel Rinascimento grazie agli Estensi ed ai Visconti.
Già nel 1335 l’ Albana era conosciuta, apprezzata e vinificata, ma ancor prima il suo vino era stato citato da Plinio e Catone come eccellente.
Nel 1782 fa il suo ingresso in letteratura la versione passita.
Inizialmente veniva usato come vino da messa e per le grandi occasioni.
Nel 1987 l’ albana di Romagna diventa DOCG ed è il primo vino bianco ad esserlo.
La scoperta del territorio dell’ Albana parte da Bologna e procede verso est lungo il tracciato della via Emilia, la strada romana che attraversa la pianura padana da Piacenza a Rimini. Paradossalmente invece i suoi ettari vitati stanno diminuendo a causa del suo carattere difficile e tannico e della facile ossidazione.
Nelle sabbie rossastre dei suoli di Oriolo si esprime al meglio la versione secca, dotata di freschezza, sapidità e classico velo tannico finale.
Sullo “spuntone romagnolo”, con tufo, argilla e calcare i vini diventano più sapidi.
La leggenda narra che a Galla Placidia, figlia dell’ imperatore Teodosio, arrivando a cavallo in un villaggio della Romagna, fu offerta una coppa di terracotta con un vino così soave da farle esclamare ” non così umilmente ti si dovrebbe bere ma in oro!”. Questo vino era l’ Albana ed il villaggio da allora prese il nome di Bertinoro.
L’ albana non è un vitigno aromatico sebbene sia molto profumato di ginestra ed acacia con aroma di buccia di mela.
La presenza di calcare nei terreni conferisce all’ albana struttura, profumi intensi, finezza, eleganza e morbidezza.
Nei terreni ricchi di ossidi di ferro acquisisce tenore alcolico.
Il grappolo dell’ albana è tra i più lunghi conosciuti, matura nell’ ultima decade di settembre e, con la vendemmia tardiva e l’ appassimento, si arricchisce di sentori di nocciole, fico, dattero e miele.
Questo vitigno predilige la vendemmia manuale e si può presentare nelle versioni secco, dolce, passito, botritizzato, macerato e spumantizzato anche con metodo classico .
Ha una grande alcolicità e finale amaricante.
I passiti sono ottenuti appassendo i grappoli sui graticci e la dolcezza è mitigata dalla freschezza tipica del vitigno.
Durante l’ anteprima di Vitigno Italia a Napoli abbiamo provato lo ScaccoMatto della Fattoria Zerbina ed è stato subito amore.
Per i passiti botritizzati, come lo Scaccomatto, i vitigni si trovano su terreni ben drenati a matrice calcareo- argillosa, in modo da favorire lo sviluppo della muffa nobile.
La vendemmia è scalare, come per i Sauternes e, anche in questo caso, le rese sono bassissime: da 3500 piante allevate a guyot si ottengono 10 quintali per ettaro.
Affinato poi 14 mesi in acciaio, 3 in barrique e almeno 12 in bottiglia.
Il colore è dorato, i profumi sono di arancia candita, spezie e l’ inconfondibile sentore di albicocca dovuto all’ azione del ” marciume” o ” muffa nobile” che colpisce gli acini e attacca gli zuccheri, gli acidi organici, i composti azotati e i polifenoli, formando nuove sostanze quali l’ acido gluconico e la glicerina.
In bocca è morbido ma fresco, minerale e sapido oltre che molto persistente ed è eccellente abbinato con formaggi erborinati.
L’ Albana, così come il Lambrusco, sono l’ espressione più sincera di una regione di carattere e vivace come la Romagna.
Così la pensava anche Leonardo da Vinci che, inviato lì da Cesare Borgia nel 1502, esclamò: ” et però credo che molta felicità sia agli uomini che nascono dove si trovano i vini buoni”.

